Fiori di campo, annunci indecifrati
Il 2 e 3 giugno a Fusea (provincia di Udine), c’è stato un incontro preparatorio fra i relatori del convegno “Il formarsi della cura terapeutica” (25-27 novembre 2016). È il secondo di una serie di incontri programmati come progetto di autoformazione per il gruppo dei relatori, al fine di maturare gli strumenti metodologici che abbiamo costruito negli ultimi anni sulla ricerca esperienziale.
Il primo giorno è stato dedicato a una relazione sull’analisi dei testi esperienziali, che è il passaggio della ricerca in cui si elabora sistematicamente il senso dell’esperienza. I contenuti fondamentali della relazione hanno riguardato l’analisi funzionale dei testi, l’analisi tematica dei testi e la connessione fra i passaggi metodologici dell’analisi e i diversi livelli di realtà dell’esperienza.
Il secondo giorno è stato dedicato alla pratica dell’analisi dei testi di esperienza dei partecipanti organizzati a coppie, e poi allo scambio in gruppo. È stato un confronto intenso con punte di coinvolgimento appassionato che ci hanno fatto sforare di gran lunga i tempi programmati. Non poteva essere differentemente, perché i testi di esperienza presi sul serio finiscono per toccare molte corde sensibili.
In questi due giorni ci siamo concessi anche due visite ai luoghi che ci ospitavano.
La prima visita è stata una passeggiata in un sentiero di montagna. All’interno del paesaggio della Carnia così morbido nelle sue varie tonalità del verde e nelle sue linee di profili e di sentieri, il cammino è stato cadenzato anche dall’attrazione per i fiori di campo: la loro varietà di specie, di colori, di forme. Visti da lontano sono piccole macchie di colore. Ma passando loro vicino, entrando nel loro spazio intimo, mostrano tutto il loro splendore, si espongono al nostro ammirato stupore. Questi fiori di campo sono un po’ come le nostre esperienze che stiamo analizzando e ammirando in questi giorni. I fiori di campo si offrono così allo sguardo come simboli viventi dell’estetica del testo esperienziale.
La seconda visita è stata alla chiesa del paese: una chiesa che ha mantenuto il suo stile architettonico romanico essenziale, con il respiro elegante delle sue volte a crociera. Nella parete destra si trova incassato l’antico tabernacolo dove è raffigurata in bassorilievo la scena dell’annunciazione: da un lato l’Angelo, dall’altro Maria. Sotto le due figure, una scritta. Sotto la figura di Maria è facile leggere il nome “Maria”. Ma la scritta sotto la figura dell’angelo non si riesce proprio a decifrare. Nemmeno un signore del luogo che conosce bene la chiesa sa dirci cosa significhi. Qui la scritta indecifrata si presenta allo sguardo come fenomeno simbolico della tensione ermeneutica irrisolta che si accompagna alla lettura del testo esperienziale.